Accogliere, restituire dignità, integrare = CENTRO ASTALLI
Dopo la prima visita di conoscenza nel febbraio 2020, torniamo a Roma al Centro Astalli.
Ci accoglie Padre Camillo Ripamonti, presidente dell’Associazione, che ci aggiorna sulla situazione: la Pandemia e la guerra in Ucraina hanno reso ancora più complessa la gestione dell’accoglienza che qui viene offerta.
Questo centro, sede italiana del Jesuit Refugee Service aperta nel 1981, è dislocato in diversi punti della città. Offre una mensa, un ambulatorio, 4 centri di accoglienza, 3 appartamenti, una scuola di italiano e tanti altri servizi di prima e seconda accoglienza per uomini e donne in fuga dal loro Paese.
Padre Camillo ci accompagna anche questa volta nella visita agli spazi di via degli Astalli. Iniziamo dalla mensa, il primo servizio con cui il Centro avviò la sua attività in favore dei richiedenti asilo. Qui ogni giorno viene offerta la possibilità di consumare la colazione al mattino e un pasto caldo nel primo pomeriggio. La condivisione del cibo è un’efficace modalità di prima accoglienza, permette infatti di stabilire un primo contatto con queste persone.
Incontriamo qualche volontario affaccendato nelle attività della mattinata, e anche due giovani ospiti, Padre Camillo scherza con loro e ce li presenta. Sono intenti a creare piccoli oggetti sacri, il materiale che utilizzano è legno recuperato dai barconi abbandonati sulle nostre coste.
Nei locali a fianco si trova l’ambulatorio, questo presidio sanitario è aperto negli stessi orari della mensa. Qui gli ospiti si rivolgono per ricevere cure mediche ma anche informazioni e orientamento sull’accesso al sistema sanitario pubblico. Nelle due stanze dedicate alle visite, medici volontari, sia medicina di base che specialistica, e mediatori culturali si alternano per dare una risposta concreta alle numerose richieste di cura.
In fondo al corridoio c’è una piccola cappella. Nonostante l’essenzialità degli arredi, è un’esplosione di colori: le scene ed i personaggi rappresentati sono sicuramente familiari agli ospiti di questo centro.
La visita si conclude al Centro Matteo Ricci, inaugurato nel febbraio 2019 alla presenza del Presidente della Repubblica (https://www.quirinale.it/elementi/22166). La struttura porta il nome del grande gesuita che nel ‘500 ha dedicato la sua vita a “mettersi nei panni dell’altro” e a cercare la via del dialogo e dell’integrazione in Cina. Questi spazi dispongono di 20 posti per donne e nuclei monoparentali, richiedenti o titolari di protezione internazionale. Incrociamo qualche ospite e gli operatori che le affiancano. Una équipe di professionisti e volontari supporta queste donne con progetti personalizzati di inserimento sociale, affinchè possano raggiungere una propria autonomia. Vengono inoltre proposti momenti ricreativi e di socializzazione in collaborazione con altre realtà del territorio, così da coinvolgere le ospiti in attività che possano stimolarle e aiutarle a creare reti amicali.
In un corridoio del centro la foto di un bambino sorridente, la didascalia: “chi ha la speranza ha tutto”.
Questa visita conferma la volontà di FAI a continuare la sua collaborazione con il Centro Astalli. Se in passato l’attenzione è stata rivolta alle figure che lavorano a più stretto contatto con i rifugiati (nel 2020 e 2021 i contributi sono stati rispettivamente per un mediatore culturale esterno da affiancare al personale medico del Centro SaMiFo* e per un’operatrice sociale per il servizio di orientamento e accompagnamento all’autonomia), in questa occasione proponiamo un progetto pluriennale che miri a sostenere e agevolare il percorso di formazione/specializzazione professionale di giovani rifugiati.
*SaMiFo: realtà consolidata di collaborazione tra medici e operatori sanitari del servizio pubblico e operatori e mediatori del privato sociale specializzati nell’ascolto e nell’accoglienza dei migranti, oltre che presidio a garanzia del diritto alla salute.