Dimmi e io dimentico, mostrami e io ricordo, coinvolgimi e io imparo.

All’ingresso della “Scuola del Fare” accoglie il visitatore questa frase di Benjamin Franklin, e immediatamente ci si trova proiettati in una realtà straordinaria.

Con la nostra visita a Napoli dal 9 all’11 novembre 2021, accompagnati da Antonio e Giovanna Riva, abbiamo toccato con mano che un modo diverso di fare scuola è possibile. Abbiamo incontrato ragazzi che in altri contesti scolastici si sarebbero persi per strada, qui invece hanno trovato la motivazione per intraprendere un percorso di studio che gli permetterà di inserirsi nel mondo del lavoro. Ma soprattutto di crescere come persone, grazie a un team di docenti con lo spirito dei veri educatori, grazie ad un’offerta didattica che bilancia la formazione professionale con attività extra-scolastiche ad hoc e ad un contesto scolastico bello ed accogliente.

Abbiamo visitato le aule, i laboratori, gli spazi comuni della scuola: 1200 metri quadri del complesso dei Salesiani don Bosco, in località Doganella, interamente ristrutturati ad opera prevalentemente di Fondazione Riva ed altre realtà.

Colpiscono l’ampiezza e la luminosità dei locali, le attrezzature all’avanguardia dei laboratori, la cura nell’arredo degli spazi, anche quelli di servizio; passa il messaggio che si educa anche attraverso la bellezza.

Abbiamo incontrato alcuni docenti e tutor (i ragazzi più fragili vengono seguiti personalmente o in piccoli gruppi), ben consapevoli delle situazioni di grave disagio socio-economico di buona parte dei loro alunni, ma “bisogna avere un obiettivo chiaro e fare un’alleanza con la parte migliore della realtà”, dice con passione uno di loro.

Abbiamo assistito ad alcune attività didattiche degli studenti: una simulazione svolta a coppie da ragazzi di una classe di Logistica alle prese con distinte di magazzino, ordini e consegne; e la presentazione di alcuni studenti di Meccanica che con orgoglio ci hanno spiegato un pannello con un circuito elettronico costruito da loro.

Questo e tanto altro è la “Scuola del Fare”.

Ciò che ci ha colpito di più? Che tutto questo è possibile grazie ad una sinergia di realtà dalle competenze diverse, ma caratterizzate dalla stessa passione educativa e da un obiettivo comune.

“Progetti esemplari” come questo vanno sostenuti così da diventare, innanzitutto per il territorio che li ospita, modello di realizzazione possibile e dimostrazione che il buon utilizzo delle risorse crea sviluppo con prospettive di futuro.